Agli inizi del 2000 finalmente si fece luce sul meccanismo attraverso il quale il nervo vago (NV), la principale struttura anatomica che costituisce il sistema nervoso autonomo parasimpatico, gestisce i processi infiammatori precedentemente rilevata dal suo tratto afferente che mette in comunicazione pressoché tutti gli organi con il cervello.
Il nervo vago e il circuito colinergico anti-infiammatorio
Attraverso uno stimolo nervoso il nervo vago rilascia la molecola acetilcolina nell’organo bersaglio oggetto dell’infiammazione inducendo la soppressione della produzione di citochine TNF (Tracey, 2002).
Tracey chiamò questo meccanismo circuito colinergico anti-infiammatorio(CAP, cholinergic anti-inflammatory pathway) per sottolineare il ruolo importante di questa struttura neuro-endocrina che connette il cervello a tutti gli organi del corpo per monitorare e gestire il sistema immunitario e quindi la nostra salute.
Il CAP è quindi un meccanismo che utilizza il Nervo Vago per gestire il sistema immunitario ed il conseguente processo infiammatorio in modo estremamente diffuso, aspecifico, efficiente ed efficace contrastando esposizioni potenzialmente pericolose di antigeni.
Identificando il meccanismo del CAP è stato possibile capire il come ed il perché il cervello controlla il sistema immunitario e, visto che il cervello presenta attivazioni e funzionamenti diversi in base anche allo stato psicologico, si è aperta la possibilità di esplorare il ruolo delle emozioninell’influenzare il nostro sistema immunitario e la nostra salute in generale.
Gli antagonisti del nervo vago e del circuito colinergico anti-infiammatorio
Vediamo adesso di approfondire i principali protagonisti di questo meccanismo.
Il nervo vago è il principale ed il più esteso ramo parasimpatico del sistema nervoso autonomo, esso collega il sistema nervoso centrale a praticamente tutti gli organi ed apparati permettendo una comunicazione bidirezionale che monitora e controlla funzioni quali la variabilità cardiaca (HRV heart rate variability, un indice di funzionamento dell’interazione tra sistemi complessi come il sistema cardiocircolatorio, il sistema nervoso e quello respiratorio) e migliaia di altre funzioni, compreso l‘asse microbiota-intestino-cervello (Thayer et al., 2012; Bonaz et al. 2018).
Dal punto di vista strettamente biologico, il nervo vago contrasta sia lo stressossidativo, sia le infiammazioni, sia l’attività del sistema nervoso autonomo simpatico.
L’attività del nervo vago è connessa con il funzionamento della corteccia frontalee dell’amigdala che sono fondamentali per la regolazione delle emozioni (Urry et al., 2006), l’attivazione dell’asse neuro-endocrino dello stress (Thayer et al., 2012) ed i comportamenti inclusi gli stili di vita (Gidron, et al., 2018).
Dall’ampia letteratura presente si evidenzia che un’alta attività del nervo vago, correlata ad un più elevato indice di HRV, predice un minore rischio ed una migliore prognosi di problemi cardiovascolari, tumorali e polmonari che condividono importanti fattori di rischio comportamentali e dinamiche fisiologiche legate allo stress ossidativo, infiammazioni e l’eccessiva attività del sistema nervoso autonomo simpatico (Gidron, et al., 2018). Un basso tono vagale è associato ad un meno efficace recupero successivo a problematiche cardiovascolari, endocrine ed immunitarie (Weber et al., 2010).
Il nervo vago e il suo ruolo nella regolazione delle emozioni
Da qualche anno si stanno accumulando ricerche che dimostrano che alcune attività ed esperienze specifiche connotate da emozioni positive migliorano il funzionamento del nervo vago e la conseguente HRV con tutti i vantaggi derivanti in termini del nostro benessere psicologico e la nostra salute.
La regolazione emotiva, funzione fondamentale per generare emozioni “positive” e gestire efficacemente quelle “negative”, è correlata alla HRV (Appelhans &Luecken, 2006; Thayer & Brosschot, 2005).
I valori di HRV sono inversamente correlati alla percezione di contesti minacciosi o comunque pericolosi e positivamente correlati alla percezione di contesti valutati come “sicuri” (nel senso di privi di pericoli) attraverso l’attivazione di specifiche aree cerebrali in particolare la parte ventrale della corteccia prefrontale (Buchanan et al., 2010; Thayer et al., 2012).
Attualmente la letteratura sembra indicare che questa area corticale della corteccia prefrontale (PFC pre-frontal cortex) svolga un ruolo cruciale nel momento in cui ci sia bisogno di effettuare valutazioni cognitive finalizzate alla regolazione emotiva(Eippert et al., 2007; Urry et al., 2006).
Dal momento in cui una ridotta HRV è associata ad un’ampia gamma di fattori di rischio di mortalità e problematiche cardiovascolari (Thayer and Lane, 2007; Thayer et al., 2010a,b) la funzione inibitoria dei circuiti neurali del PFC può essere stimata attraverso la misurazione del funzionamento del nervo vago attraverso l’HRV (Thayer et al., 2012).
Il funzionamento della corteccia prefrontale è quindi fondamentale per la rilevazione e la gestione dello stress anche psicologico risultando molto importante per la salute dal momento che la regolazione emotiva e le emozioni positive implicate con essa, sono essenziali per svolgere questo compito.
Nervo vago e cambiamenti epigenetici: l’impatto sulla nostra salute
Sempre relativamente alla regolazione emotiva si è visto che la misurazione del tono vagale HRV è associata positivamente alle emozioni positive (allegria e calma) ed alla soddisfazione di vita confermando che la misurazione dell’HRV è un ottimo indice di capacità auto-regolativa (Geisler et al., 2010) e quindi di gestione dello stress.
Per quanto riguarda la relazione tono vagale ed autostima, esperimenti hanno dimostrato che feedback positivi, che quindi elicitano emozioni positive, aumentano il tono vagale HRV rispetto feedback di natura opposta (negativa), mentre altri studi hanno documentato la correlazione positiva tra valutazione dell’autostima ed il tono vagale HRV basale (Martens et al., 2010).
Emozioni positive come la compassione (Stellar et al., 2015; Stellar & Keltner, 2017) sono state trovate essere associate ad una migliore attivazione del nervo vago così come altre emozioni positive sembrano predire bene la bassa produzione di citochine pro-infiammatorie (Stellar et al., 2015) indice di una migliore situazione immunitaria e quindi di un migliore salute generale. Emozioni positive sono state associate ad un più efficace ed efficiente recupero da problematiche cardiovascolari legate ad emozioni negative (Fredrickson & Levenson, 1998).
Come è possibile quindi rilevare, la descrizione delle interazioni delle emozioni positive nel nostro organismo sono piuttosto convergenti e solide nell’attribuire al sistema colinergico anti-infiammatorio il ruolo fondamentale di apparato che permette la reciproca comunicazione tra stati mentali, strutture neurofisiologiche, endocrine e cellulari attraverso cambiamenti epigenetici“esperienza dipendenti” che ne permettono la plasticità e quindi l’adattamento.
La qualità e la quantità di esperienze che viviamo all’interno della nostra vita (sia consapevoli che non, sia psicologiche che squisitamente molecolari) influenzano questi cambiamenti epigenetici in maniera continua contribuendo alla nostra salute ed alla nostra identità individuale e sociale.