La percezione del rischio è un processo cognitivo coinvolto in diverse attività quotidiane e che orienta i comportamenti delle persone di fronte a decisioni che coinvolgono dei rischi potenziali. La percezione del rischio coinvolge diverse dimensioni come, per esempio, le conseguenze sia immediate sia future e le loro implicazioni tanto su un piano razionale ed oggettivo quanto su un piano emozionale e soggettivo. La ricerca ha sottolineato che in molti casi esiste una discrepanza tra la percezione soggettiva del rischio e la valutazione oggettiva (Slovic, 2001). In poche parole, capita che le persone a volta temano delle attività che non sono in realtà pericolose e non temano, invece, delle attività che potrebbero avere conseguenze molto drammatiche.
Lo studio psicologico della percezione che le persone hanno del rischio esamina le ragioni che sottostanno ai giudizi che esse danno della rischiosità di diverse attività. Esistono diverse ragioni che inducono le persone a percepire alcune attività rischiose ed altre meno ed esistono differenze anche marcate tra diversi individui (Slovic, 2001). Tuttavia, si possono anche riscontrare dei meccanismi generali che sottendono al modo in cui le persone elaborano le informazioni provenienti dall’ambiente ed anche quelle che hanno in memoria. Questi processi, chiamati euristiche, hanno un ruolo fondamentale nel modo in cui le persone valutano il rischio di un’attività. In particolare, si tratta di strategie di pensiero che agiscono generalmente a livello inconsapevole.
Gli psicologi hanno cominciato ad occuparsi di percezione del rischio quando hanno compreso che i molteplici approcci al calcolo oggettivo del rischio erano insufficienti per poter comprendere i comportamenti delle persone e per poterle indurre a reagire nel modo corretto al pericolo. Infatti, i modelli per il calcolo del rischio oggettivo sono spesso delle approssimazioni di ciò che costituisce uno specifico pericolo e non considerano una lista esaustiva dei fattori che potrebbero essere coinvolti. D’altronde, usare una lista esaustiva sarebbe impossibile, se non fosse che in questo modo diventa fondamentale ciò che i singoli valutatori inseriscono nel modello come fattore fonte del rischio. Inoltre, in molti casi si chiede agli esperti di calcolare un valore di rischio oggettivo anche in mancanza di una casistica storica sufficiente. Un particolare limite del rischio inteso come misura oggettiva della pericolosità di un’attività è che in realtà le persone non utilizzano queste stime oggettive nel momento in cui devono decidere il modo in cui comportarsi. Di conseguenza, succede che le persone tendano a sovrastimare o sottostimare il rischio a seconda che percepiscano un’attività più o meno pericolosa di quello che affermano le statistiche e le valutazioni di tipo oggettivo.
La ricerca ha mostrato che ci sono alcuni fattori che influenzano in modo particolare la percezione che le persone hanno della pericolosità di un’attività. Tra questi fattori ci sono i seguenti: quanto controllo è possibile esercitare sugli eventi che possono generare pericolo (per esempio, si pensa di poter esercitare molto controllo nel caso della guida e molto poco nel caso dei cataclismi naturali); quanto volontariamente la gente ha deciso di affrontare una situazione rischiosa; quanto gravi sono le possibili conseguenza; ecc. (Slovic, 1987). Utilizzando l’analisi di tipo fattoriale queste variabili possono essere raggruppate in due fattori principali: “rischio terrificante” e “rischio sconosciuto”. Il primo fattore indica il livello di quanto catastrofico è il rischio associato ad una certa attività, mentre il secondo fattore indica quanto è osservabile e controllabile quel rischio. Utilizzando questi due fattori è possibile costruire una mappa cognitiva della rischiosità che ciascuna persona associa ad una determinata attività. In questo modo è possibile comprendere come mai le persone possono associare rischi differenti ad attività che hanno la stessa probabilità di produrre conseguenze negative (Mullet, Lazreg, Candela & Neto, 2005).
Un’importante risultato ottenuto dagli studiosi della percezione del rischio è stato quello di mettere in evidenza che le persone percepiscono la relazione tra rischi e benefici di un’attività in modo differente da come questa relazione si realizza nella realtà. Infatti, da un punto di vista oggettivo, molte attività che coinvolgono un possibile rischio offrono anche dei vantaggi (si pensi ai raggi X nella pratica medica); vale a dire che nell’ambiente rischi e benefici sono correlati in modo positivo. Tuttavia, nella mente delle persone questi due fattori correlano in modo negativo. Se una persona percepisce un’attività come rischiosa allora assocerà ad essa un basso beneficio, mentre se percepisce un’attività come sicura allora assocerà ad essa un beneficio elevato. Per esempio, se una persona non prende l’aereo per paura di un incidente allora potrebbe giudicare questa attività come molto rischiosa e poco utile; diversamente coloro che trovano utile l’aereo perché permette di andare in tutto il mondo in modo relativamente veloce ne sottovaluteranno il rischio. Questo modo di ragionare dipende in modo determinante dal modo in cui funziona il sistema cognitivo umane ed è dovuto in particolare all’utilizzo del cosiddetto sistema di pensiero intuitivo che agisce principalmente a livello inconsapevole e che influenza le nostre valutazioni coscienti sulla base delle reazioni emotive che associamo a diversi stimoli (oggetti, persone o attività; Finucane, Alhakami, Slovic e Johnson, 2000). Di conseguenza, coloro che hanno paura di prendere l’aereo associano a questa attività un’emozione di tipo negativo che li porta a non riconoscerne i possibili benefici. Al contrario, coloro che vedono i benefici offerti dalla possibilità di viaggiare in aereo assoceranno a questa attività un’emozione positiva che li porterà a sottostimare i possibili rischi.