Mark Zuckerberg cambia il nome della società Facebook – attenzione, non della app – in Meta e subito esplode il boom del metaverso. Per diverse settimane questa parola è rimbalzata di bocca in bocca, ma solo poche volte a proposito. Che cosa sia il metaverso, infatti, non è un’idea immediatamente comprensibile. Il motivo è presto detto: non si può toccare. Il metaverso non esiste fisicamente, ma non è corretto affermare che non abbia dimensioni. Il metaverso, infatti, è un universo nell’universo – l’etimologia del termine aiuta: “meta”, ovvero all’interno, e “verso”, abbreviazione di universo -, quindi un universo parallelo. Come quello che si può vivere in un videogioco. Quindi a cosa serve un metaverso? Cosa rappresenta? Il concetto è semplice: l’estremizzazione del videogioco, che dal monitor di computer e smartphone diventa realtà.
Sì, ma come si entra nel metaverso? In un modo molto più facile rispetto a come si entra nel dark web. Prima di tutto perché non sono necessari browser particolari. Anche perché il metaverso non ha porte, non ha sbarramenti all’ingresso. Per accedere al metaverso basta registrarsi a un qualsiasi sito che ne faccia parte e, per un’esperienza davvero immersiva, avere un visore o comunque qualche accessorio che consenta di proiettarsi nel mondo virtuale. Non li si possiede? Non importa, l’esperienza sarà meno emozionante, ma comunque interessante.
Detto quindi che il metaverso è in sostanza una sorta di mondo parallelo in cui si può allestire un proprio alter ego, per quale motivo dovrebbe prendere piede in futuro? Basta guardare i bimbi che oggi hanno dai 6 ai 10-11 anni: fra i loro videogiochi preferiti oggi c’è Minecraft, che rappresenta una vera anticamera del metaverso. In seconda battuta, bisogna concentrare la propria attenzione sui due marchi più noti nel mondo informatico: Facebook e Microsoft. Entrambe queste società, la prima diventata proprio Meta, stanno puntando forte con tanto di investimenti economici consistenti sulla ricerca e sviluppo in chiave metaverso. Terzo aspetto, da non trascurare assolutamente: lo sviluppo delle criptovalute. Bitcoin, ma non solo. Nel mondo di Sandbox, ovvero una delle piattaforme di metaverso attualmente più diffuse, si utilizza per le compravendite l’Ethereum. Ovvero il fratello “minore” proprio del Bitcoin. Acquisti solo virtuali? Assolutamente no: nel metaverso si possono comprare anche oggetti concreti. Basti pensare che marchi molto noti nel mondo “reale” come Adidasstanno puntando dritti verso il metaverso. E in un futuro, neppure troppo lontano, potremo darci appuntamento con amici reali nel metaverso virtuale. Magari proprio per fare shopping.